Una passeggiata romantica in coppia…

Una passeggiata romantica in coppia…

galleria di rosazza

L’altro giorno sono stata sulle Alpi Biellesi presso la Galleria di Rosazza con la mia dolce metà. A questo punto immagino che dovrei raccontarvi come arrivarci, a quanto risale e quanti minatori sono serviti per costruirla, oppure dovrei elencare le diverse passeggiate presenti e magari scendere maggiormente nei dettagli e informarvi che alcune sono adatte a famiglie con bambini e altre meno. Ma voglio raccontarvi tutto questo in un’altra maniera.

…tra i ricordi della Galleria Rosazza

Mia nonna aveva una memoria da fare invidia ad un ventenne. Dalla sua poltrona bordò, mi raccontava spesso di suo padre, il mio bisnonno che non ho mai conosciuto. È una storia che conosco bene, questo perché abbiamo trascorso tanti pomeriggi invernali a guardare le montagne biellesi innevate dalla finestra di casa sua. Riscaldate dal camino acceso e con una tazza di latte caldo in mano, mi raccontava le sue storie di cui di inventato c’era ben poco.

La sua preferita era quella che riguardava il suo papà che viveva in una piccola casa nella Valle Cervo insieme alla moglie e quattro figli. Lei era la più piccola di tre fratelli, unica figlia femmina tanto desiderata soprattutto da suo padre.

Era nata da poco quando lui, sulla quarantina, iniziò a lavorare per scavare la galleria che avrebbe collegato la Valle Cervo alla Valle Oropa e viceversa. Ci lavorò duramente insieme ad altri minatori tra il 1889 e il 1898.
Mia nonna mi raccontava che lavoravano anche di notte e scavavano la roccia a mano.

Il mio bisnonno quando era stremato e privo di energie si faceva forza pensando che un giorno i suoi figli avrebbero potuto finalmente raggiungere l’altra valle evitando loro quell’isolamento a cui era stato costretto lui.

Non so se lo facesse per rendere il tutto più accattivante ma la mia nonnina mi diceva che il signore che aveva commissionato la galleria, Federico Rosazza, parlasse con gli spiriti e questi suggerissero cosa fare. Raccontava (forse per rendere il tutto può spaventoso) che suo padre, mentre scavava la dura roccia, sentisse delle presenze. Io stringevo la tazza di latte fra le mani e la guardavo con gli occhi sgranati e lei mi sorrideva divertita.

galleria di rosazza

Il Panorama inizia prima ancora di entrare

Dunque l’altro giorno approfittando della bella stagione e delle temperature alte, ho deciso di andare alla Galleria di Rosazza. Avevo così bisogno di toccare ancora una volta quella roccia lavorata anni fa dal mio bisnonno. Si trova a 1488 metri di altitudine e l’ho raggiunta facilmente prendendo la strada da Oropa.

Di solito parcheggio ad uno spiazzale poco prima e proseguo a piedi senza molte difficoltà.

È quello che abbiamo fatto: io e mio marito siamo scesi dalla macchina, mi ha stretto forte la mano e abbiamo risalito la strada senza parlare. Lui sa quanto conti per me questo luogo.

Per gli altri può rappresentare una semplice galleria un po’ cupa e che quasi mette paura ed entrarci, con intorno una serie di passeggiate panoramiche accessibili a tutti. A me non mette timore quando l’unica luce che intravedo è quella dall’altra parte. Non sento freddo mentre la percorro e l’acqua sgocciala gelida dalla parte superiore posandosi sul corpo.

Abbiamo camminato tenendoci stretti l’uno con l’altro e per tutto il tempo ho toccato la dura roccia della galleria con la mano come per aver ancora un contatto con i miei antenati.

Siamo arrivati all’uscita che affaccia sulla Valle Cervo.

Un dipinto ad acquarello

Era maestoso il panorama davanti a noi; gli alberi da lontano sembravano soffici come nuvole e le strade assomigliavano a dei scarabocchi su di un foglio verde. Il cielo azzurro contornava la valle e rendeva tutto perfetto come un dipinto ad acquarello. Ho chiuso gli occhi per un attimo e ho fatto un respiro profondo. Potevo sentire il cinguettio degli uccellini, il dolce profumo dei tronchi degli alberi e la carezza del vento sulla mia guancia nel tentativo di portarmi via quella lacrima piena di malinconia.

Mi mancano le storie della mia nonnina e mi manca disperatamente lei, ma fino a quando esisterà questa galleria troverò sempre un conforto e un ricordo indelebile di lei e della sua poltrona bordò.

Mi sento ancora un po’ frastornata quando risaliamo in macchina e ripercorriamo la galleria. Nel tragitto incontriamo allegre famiglie con bambini, giovani coppie innamorate, che si fermano alla Locanda Galleria Rosazza dopo una passeggiata romantica.

Quell’allegria ci contagia. Ci guardiamo e ci rendiamo conto di avere la stessa faccia buffa, quella della fame: scoppiamo a ridere e scendiamo a prendere un tavolo con la pace nel cuore.

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